OVERTRAINING

Con il termine overtraining definiamo la condizione secondo la quale l’individuo è sottoposto a degli stress, derivanti dall’allenamento e da altri fattori esterni ( per esempio quelli legati allo stile di vita), al punto da non essere più in grado di esprimere una prestazione di livello ottimale dopo un appropriato periodo di rigenerazione (scarico). Per diagnosticare il sovrallenamento è necessaria una caduta della prestazione ( Fry, Morton e Keast, 1991). 
In parole più semplici, se richiediamo all’atleta una prestazione elevata al termine del micro ciclo di scarico che segue a due/tre settimane di carico ed il soggetto al termine dello scarico è ancora affaticato così da realizzare una prestazione inferiore al livello precedentemente raggiunto, si può generalmente affermare che l’atleta stesso è in sovrallenamento.

Nell’ambito del sovrallenamento (overtraining) possiamo distinguere due diverse problematiche: quella che potremmo definire di sovraffaticamento (overraching) e la sindrome da sovrallenamento (overtrainig syndrome).
L’overraching indica un affaticamento fuori dalla portata delle capacità normali di recupero del soggetto; quindi è una fatica superiore a quella che normalmente dovrebbe arrivare dall’allenamento.
Il sovraffaticamento richiede tempi più lunghi di recupero rispetto alla normale fatica derivante dall’allenamento; può essere indotto in modo non intenzionale ( scarsa programmazione), ma può anche essere provocato intenzionalmente, con l’intento di causare i massimi adattamenti prima di una competizione molto importante.
La sindrome da sovrallenamento invece è caratterizzata da una  situazione cronica di calo della prestazione accompagnata da uno o più sintomi di carattere fisico  o psichico. I tempi di recupero sono ovviamente più lunghi da quelli richiesti dal sovraffaticamento e possono essere anche di settimane o mesi.

Fondamentalmente il sovrallenamento viene suddiviso in due categorie: vi è una categoria che è riconducibile alla dominanza del sistema nervoso simpatico ed una categoria che è attribuibile a quella del sistema simpatico.
Qui  esamineremo i sintomi del sovrallenamento simpatico che riguardano principalmente gli sport di squadra e quindi anche la pallacanestro.
Tra i vari sintomi, si considerano quelli che si manifestano a livello:
prestativo: calo della prestazione agonistica; diminuzione della forza; diminuzione della potenza massima; difficoltà di recupero;
cardiocircolatorio: aumento della frequenza cardiaca a riposo; aumento della pressione a riposo; aumento della velocità di recupero della frequenza cardiaca dopo un carico di lavoro;
antropometrico: diminuzione della massa corporea, che può essere associata a una perdita di grasso corporeo o a una diminuzione della massa muscolare;
immunologico: aumento della suscettibilità alle infezioni ed alle malattie; riattivazione di Herpes virali; gonfiore di ghiandole linfatiche; instabilità emotiva; apatia e senso di depressione.
Si tratta quindi di una serie di sintomi che, accompagnati al calo prestativo, ci devono indurre a pensare che possiamo trovarci di fronte alla sindrome da sovrallenamento.
L’allenatore esperto sarà sicuramente in grado di stabilire l’eventuale calo rispetto alla prestazione tecnica di gioco analizzando lo scout della partita. Per quanto riguarda l’aspetto funzionale, oltre ad osservare se ci sono alcuni dei sintomi sopra descritti, sarà sufficiente paragonare i test prestativi effettuati durante il corso della stagione e valutare di quanto è diminuita la performance del nostro atleta.

Prof. Alessandro Onofri
Preparatore fisico F.I.P
Esperto nella pratica psicomotoria Acouturier