Quando si parla di salute, siamo tutti paladini. Lo sono gli uomini di scienza, i sanitari, i politici, gli insegnanti, i genitori, tutti coloro che ricoprono cariche istituzionali. Tutti aspirano, anche con una certa onestà intellettuale, alla salvaguardia del bene supremo: peccato che nella babele attuale si parlino lingue diverse e ci sia poca disponibilità alla traduzione. Dare credito a qualcuno è diventato un affare complicato: dovremmo fidarci degli incorreggibili che anche di fronte a dati incoraggianti continuano imperterriti nella diffusione di messaggi precauzionali e allarmistici oppure di chi, assumendo una certa dose di rischio e comunque attenendosi alle disposizioni , ha provato a rimboccarsi le maniche e reagire? Senza alcun dubbio, in questi casi la scelta migliore è stata e resterà sempre quella di stare fermi. Stando fermi non si sbaglia mai. Scegliere di non scegliere è pur sempre una scelta. Come Ponzio Pilato ha insegnato, lasciare che siano altri a prendere decisioni di vitale importanza significa mettersi al riparo non solo da possibili ingiurie collettive ma anche da gravi provvedimenti a proprio carico. Tuttavia, la storia è piena di uomini e donne che, incuranti di popolarità e incolumità, hanno sfidato la comodità propria e di chi gli stava accanto per difendere i propri ideali. Essere adulti significa prendersi responsabilità: non ė un atto dissennato aver dato la possibilità a ragazzi e bambini, pur seguendo protocolli rigidi, di vivere momenti di spensieratezza e divertimento attraverso lo sport che amano. La storia ci ha dato ragione: nessuno di loro era o è in pericolo. Anzi: se proprio vogliamo metterla in termini di salute (che, ricordiamo, è un concetto ampio, che non riguarda solo la sfera biologica), quella dei ragazzi è certamente migliorata. Degli elogi facciamo volentieri a meno, ma una cosa va detta se non altro in onore di chi si è messo a disposizione fin da maggio per questa singolare avventura: abbiamo avuto il coraggio che altri non hanno avuto. A proposito: non aspetteremo che la FIP si accordi con il politecnico di Torino per giocare 5 contro 5 (anzi 4 contro 4 per ragioni di distanziamento). Sono sufficienti l’ordinanza regionale del governatore e le linee guida della conferenza delle Regioni e Province Autonome. Abbiamo aspettato abbastanza. E ci prendiamo tutte le responsabilità.