Giorno: 29 Luglio 2020

Al cuor non si comanda

Tra negazionisti e allarmisti, meglio i ragazzi. Sono loro il paradigma, il punto di partenza, il vero riferimento. Hanno bisogno di adulti impavidi, certo non di pazzi incoscienti, di qualcuno che li prenda forte per mano – metaforicamente purtroppo – e infonda messaggi di speranza. Se i grandi se la fanno sotto, come possiamo pensare che i piccoli ne vengano fuori indenni? Il mondo sportivo, in questa fase, ha un ruolo determinante: rendere normale ciò che sembra straordinario. L’attività fisica non è una componente aggiuntiva, ma essenziale: per arginare i possibili rischi di obesità, per rinforzare il sistema immunitario che, guarda caso, ha il compito di respingere gli attacchi virali. Cose buone e risapute. Ma c’è un altro aspetto, che se trascurato, può, a lungo andare, compromettere la salute – intesa in senso globale – degli adolescenti: dove, come e con chi potranno esprimere le loro emozioni? Le gambe possono andare nei parchi o nei sentieri di montagna, la testa può funzionare in qualsiasi posto, ma il cuore, sede dei sentimenti, come farà ad esprimersi senza un cinque alto, un abbraccio, una condivisione di gioia e dolore che solo l’agonismo può regalare? L’attesa spasmodica per la partita, il fischio dei tre minuti che indica la fine del riscaldamento, il pallone che entra nella retina, il fischio arbitrale ingiusto, la ramanzina del coach all’intervallo, le urla del pubblico – anche se le porte chiuse in alcuni casi non è detto siano un cattivo affare – la vittoria, la sconfitta, i supplementari, la doccia liberatoria. Sensazioni uniche che non si possono ricreare in laboratorio e che i surrogati tecnologici non possono minimamente riprodurre. Dove andranno i ragazzi a liberare le emozioni se lo sport rimane chiuso? Vostre altezze che avete potestà decisionale, signorie dello sport e delle federazioni, è il momento del coraggio: non saranno certo le competizioni, come il calcio dimostra, a diffondere il contagio. Utilizzando tutte le procedure e le precauzioni possibili, non sprecate altro tempo prezioso. Lo sport senza competizione non è sport: lo dice la parola stessa. Gli adulti possono competere con se stessi, i giovani hanno necessità di confrontarsi. Gli allarmi hanno identico valore: se c’è timore per l’epidemia, dobbiamo averlo anche per l’integrità delle nuove generazioni.