Ce ne ricorderemo. O forse no. In un modo o nell’altro. Dove non si è giocato, ci si è allenati a strappi, uno alla volta o in fila per due, con i palloni consumati e di proprietà, spesso di gomma. Dove la normalità è diventata eccezione. Dove l’amore per questo sport si è buttato nel fuoco. Dove stare fermi è stato considerato un atto di eroismo e solidarietà, mentre muoversi un gesto disumano, sconsiderato e sleale. Dove chi doveva prendere decisioni non le ha prese per comodità o codardia, e chi non doveva prenderle le ha prese, mettendoci la faccia e pagando di persona. Dove uno tra i beni più grandi, la salute, è stato scambiato per assenza di malattia. Dove si è fatta discriminazione fra le discipline sportive, additando quelle immuni e quelle contagiose. Dove i bambini e i ragazzi possono fare ginnastica alla mattina ma non allenamento di pomeriggio. Ce ne ricorderemo. O forse no. In un modo e nell’altro. Dove si è riscoperto la bellezza di fare attività sportiva all’aperto, respirando a pieni polmoni e con soffitti policromi. Dove il rapporto istruttore/atleta si è riempito di contorni inediti, trasformandosi spesso in adulto/ragazzo. Dove la cura del particolare non è più possibile, ma necessaria. Dove ciascuno si è guardato dentro e ha fatto i propri conti: ne vale davvero ancora la pena? Vale davvero la pena ripetere infinite volte lo stesso movimento con o senza palla, escludendo a priori il contatto, la collaborazione, l’essenza stessa dello sport? Dove allo stantio incedere della routine formativa si è dovuto ricorrere all’invenzione, pescando nelle recondite qualità immaginative le scintille per accendere ciò che sembra spento. Dove si è potuto finalmente fare chiarezza tra ciò che è essenziale e ciò che è superfluo, rifinendo accuratamente tutte le sbavature che a volte contaminano la complicata arte dell’insegnare. Dove questa società sportiva ha festeggiato i suoi 20 anni di vita. Ce ne ricorderemo. O forse no. In un modo o nell’altro. Non è detto che siamo migliori di prima. Certamente diversi. E non è detto che sia peggio.