Esiste l’ossequiosità cieca. La rivolta, con accenni di aggressività. E poi c’è una terza via, la disobbedienza – o obbedienza a seconda di come la si vuol guardare – ‘creativa’, che non è violenta, è apolitica – soprattutto apartitica – e si regge sul concetto binario di una praticabile lettura del presente all’interno di un accettato – anche se a malavoglia – riferimento normativo. C’è chi la definisce una scorciatoia, una furberia. Allenarsi all’aperto in autunno, con orari scomodi, svolgendo attività motoria o esclusivamente esercizi in forma individuale non è da considerarsi una vera e propria strategia riferentesi alla scaltrezza. I furbi utilizzano generalmente mosse più agevoli, al limite del lecito, tipo copiare un compito, saltare la fila, buttarsi in area: in questo caso, potendo svolgere attività solo sotto questa forma, è difficile parlare di opportunismo o convenienza. Siamo tutti un po’ invidiosi degli sport definiti ‘non di contatto’, che continueranno ad allenarsi al coperto e al calduccio, ignari e indifferenti delle condizioni climatiche utilizzando fasce orarie di tutto comodo. A questo proposito, ci sarebbe un interessante riflessione scientifico-tecnica da fare: qualcuno dovrà spiegare la differenza tra un atleta che lancia una clavetta in alto e un altro che fa rimbalzare il pallone a terra. È vero che la pallacanestro non ha alcun senso senza il contatto fisico, ma in questo periodo bizzarro della nostra esistenza abbiamo imparato a trarre beneficio anche allenandoci distanziati. Non è condivisibile l’idea per cui la pallacanestro si possa fare in un solo modo: come esistono mille tattiche in partita, esistono mille forme per allenarsi. Non può essere inoltre differita una riflessione legata alla disparità di trattamento tra le varie discipline che potrebbe, a lungo andare, comportare conseguenze gravi nel mondo sportivo: di fronte a continue incertezze e rimandi, potremmo assistere allo svuotamento di alcuni settori in favore di altri. Lo sport, per quanto si cerchi di non ammetterlo, è indispensabile e ciascuno troverà le soluzioni più convenienti. L’Associazione sportiva che scrive, ritiene che fare poco sia meglio di fare niente. I bambini e i ragazzi attendono risposte coraggiose, che non significa, ripetuto alla potenza, temerarie o imprudenti. Non siamo eroi, ma da educatori cerchiamo tutte le vie possibili, anche quelle più scomode, per stare a fianco dei nostri atleti.