1980, capelli lunghi, barba incolta e dita che arpeggiano maldestramente Bob Dylan e De Gregori. L’Italia della pallacanestro vince l’argento alle Olimpiadi di Mosca e non è pensabile che sarebbe andata nello stesso modo se ci fossero stati gli Stati Uniti. 4 anni dopo, Los Angeles: stravincono gli americani, sia nel maschile che nel femminile, sovietici assenti illustri. Capitoli brutali – non di certo gli unici -, vicende del passato, dove la politica prende il sopravvento sull’essenza stessa del concetto di sport. Pagine che speravamo di aver strappato per sempre. 2022, barba e capelli bianchi, chitarra inesorabilmente appesa al chiodo: Eurolega dimezzata, Wimbledon interdetta agli atleti russi. Sono passati più di 40 anni, ma l’impressione è che non si impari mai dagli errori. Lo sport per gli antichi rappresentava la tregua, la parentesi tra le guerre. Ci si serviva dell’aggressività e della violenza non per eliminare il nemico, ma per prevalere sull’avversario. Le Olimpiadi, per i greci, erano l’occasione per misurarsi in prove di forza e coraggio elevandosi quasi a livello degli dei. Lo sport, da sempre, è il luogo del libero confronto e della competizione leale tra razze, confessioni, culture e tradizioni diverse. Persino a Berlino, in occasione delle Olimpiadi della magnificenza nazista, fu concesso ad un atleta di colore di gareggiare e stravincere, malgrado forti pressioni perché fosse escluso. Gli sportivi, gli artisti, i musicisti, gli scrittori, pur avendo radici inestirpabili e provenienze circoscrivibili in confini geografici, diventano cittadini del mondo nel momento in cui le loro prodezze, opere e qualità vengono messe a disposizione della comunità umana. Qualsiasi competizione sportiva, monca di una parte, perde di valore e di significato: come potrebbe essere assegnato un titolo italiano se ad una regione non fosse concesso partecipare? Siamo tutti d’accordo quando ad essere esclusi sono gli altri: e se un giorno capitasse a noi friulani, italiani? Lo sport unisce dove la politica divide: questo è il messaggio che tutti dobbiamo avere il coraggio di difendere e urlare.