“Al lupo”

“Al lupo, al lupo!”. Le grida terrorizzate che accompagnano la nuova legge sul vincolo sportivo, anche e soprattutto da parte dei vertici federali, spiegano il malumore diffuso nell’universo dilettantistico e amatoriale. Per il Nuovo Basket 2000, nato al sorgere del terzo millennio, non si tratta altro che il riconoscimento normativo di un principio già esistente alle origini stesse del sodalizio: infatti, oltre alla dicitura meccanografica, valida per la partecipazione ai campionati, il sottotitolo recitava “il basket senza vincoli”. Difficile dimenticare, anche se sono trascorsi più di vent’anni, le lotte condotte dal cofondatore avv. Paolo Moro, condivise pienamente dal Consiglio Direttivo, in nome della libertà di associazione, in particolare dei praticanti minori d’età. Attacchi, respingimenti, derisioni, nei casi peggiori; nei casi migliori, pacche sulle spalle, sguardi compassionevoli, parole comprensive ma anche pregne di disillusione e avvertimento: queste le reazioni più comuni per un’idea, vista allora, come un pugno sullo stomaco per le società dilettantistiche. Le obiezioni più frequenti: come fa a sopravvivere una società se da un anno all’altro non può contare sulla certezza dei propri iscritti? Poi, il nodo famiglie: se i genitori si inventano, da un giorno all’altro, di portare via il proprio figlio, perché ammaliati da richieste di società blasonate, come facciamo a costruire le squadre e a programmare l’attività? La risposta a queste domande è contenuta nella storia più che ventennale del Nuovo Basket 2000: la società gode di buona salute, non ha chiuso i battenti, non ha smesso di prodigarsi ogni giorno nel tentativo di creare opportunità sane di crescita per la gioventù della città. Non che non ci siano state emorragie, alcune certamente faticose da accettare: molti giocatori avviati verso società più solide e organizzate, che hanno spalancato carriere importanti, tuttora in corso. Ciò che deve muovere lo sport di base, non è la logica del possesso, ma quella di consentire a chiunque di far emergere il talento spesso nascosto: se per far sbocciare questo talento è necessario affidarsi ad altri, è giusto privilegiare ciò che è buono per lui. Domanda: ma chi ci ripaga del nostro lavoro come dirigenti, allenatori, palestre? Il rimborso sta nel poter apprezzare un giocatore che finalmente ha potuto librare le ali e diventare ciò che prima era solo allo stato grezzo. E, nella legge della compensazione, alla partenza di uno c’è sempre qualcun altro pronto a prenderne il posto. Vivere in uno stato di provvisorietà, non di indispensabilità, aiuterà tutti quanti ad essere più creativi ed efficaci nelle proposte e nei programmi. Il Nuovo Basket ci prova, ogni giorno, ad essere al passo con i tempi, a proporre allenatori e istruttori all’altezza: quando le cose sono fatte bene, almeno nelle intenzioni, difficilmente falliscono.